Dipendenza affettiva e violenza nelle relazioni: teoria, assessment e trattamento. Una tematica ampia, articolata e complessa, quella trattata dalla dottoressa Erica Pugliese nel corso svoltosi nell’aula magna del Centro studi “Michele Amatruda” di via Po a Lamezia Terme. La psicoterapeuta cognitivo-comportamentale ha tenuto la sua conferenza davanti ad un uditorio altamente qualificato proveniente da tutta la regione: l’incontro, infatti, era destinato a psicologi, psicoterapeuti, psichiatri e studenti specializzandi.
La dipendenza affettiva, la violenza nelle relazioni quotidiane che invece di essere combattuta e interrotta con determinazione viene consapevolmente subita: questa la tematica di pregnante attualità che la dottoressa Pugliese ha esposto ai professionisti presenti al corso illustrando i diversi tipi di violenza che, in particolar modo le donne, accettano supinamente, subendo abusi fisici, aggressioni verbali, umiliazioni e mortificazioni psicologiche e offese anche sul piano emotivo. Maltrattamenti di diverso genere sempre più frequenti che ormai, nel contesto in cui viviamo, sono espressione di un fenomeno trasversale che coinvolge tutte le età e tutte le categorie sociali.
L’esperta ha rimarcato il fatto che queste forme di maltrattamento costituiscono delle relazioni di dipendenza affettiva patologica; quello che con una terminologia spicciola viene definito ‘amore malato’. Una condizione che se vissuta e subita per lungo tempo può pesantemente minare il benessere psico-fisico della persona in tutti gli ambiti in cui essa vive, sia nel privato che per quanto riguarda la vita professionale. Durante la conferenza la dottoressa Pugliese ha spiegato perché, nonostante le conseguenze negative, le persone mantengono queste ‘relazioni tossiche’, senza riuscire a darvi un taglio netto.
Dunque, si è cercato di capire cosa accade nella mente del dipendente affettivo; quali pensieri e comportamenti lo intrappolano in un legame alienante che fa letteralmente stare male nel corpo e nella mente. Si è passati poi alle prospettive mirate, alle tecniche, agli esperimenti anche in aula, per cercare di superare la dipendenza affettiva patologica che ingabbia le persone in relazioni distruttive con partner abusanti, fortemente problematici sul piano emotivo a cui le relative vittime sono legate a filo doppio. Ai tanti professionisti presenti nell’aula magna, la psicoterapeuta ha illustrato
quei ‘meccanismi’ psicologici che in una miriade di casi bloccano le vittime e le rendono incapaci a reagire alla violenza dell’abusante.
Un’inerzia, un’incapacità che diventa assuefazione al dolore, alla sofferenza continua. L’obiettivo finale è stato quello di presentare un modello cognitivo-comportamentale propositivo, finalizzato all’aiuto per le vittime che vogliono liberarsi dalla dipendenza affettiva patologica; ciò, in modo da ridurre sensibilmente anche le possibilità di ricaduta nella spirale dell’oppressione e dell’accettazione passiva.
La conferenza è stata organizzata dalla sezione calabrese della Sitcc (Società italiana terapia cognitivo-comportamentale) di cui è rappresentante regionale la dottoressa Maria Concetta Cristiano; tra i presenti anche Luca Cento e Annalisa Giordano componenti del direttivo Sticc. Il corso, per cui ad ogni partecipante sono stati rilasciati 8 crediti formativi Ecm, è rientrato nel corposo programma degli eventi Efei Ecm di cui è responsabile il dott. Andrea Notaro.
Ufficio Stampa Efei