Esaarco safety and security condivide la sentenza della Cassazione Penale che tutela i volontari della protezione civile e comunica che dal 1 settembre prossimo inizieranno i corsi su tutto il territorio nazionale, nel pieno rispetto della norma e della sentenza (2 luglio 2024 n. 25756) emessa dai giudici dalla quarta sezione della Cassazione. I programmi formativi riguardanti i corsi e progettati dalle università saranno certificati con il rilascio dei relativi Cfu (Crediti formativi universitari).
La sentenza suddetta si riferisce ad un’aggressione subita da una volontaria di un rifugio per cani che è stata attaccata da un pitbull. Il terribile episodio ha portato alla condanna del gestore della struttura per lesioni personali gravi aggravate dalla violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che “la persona imputata, pur non essendo formalmente un datore di lavoro, esercitava di fatto un potere organizzativo e direttivo all’interno della struttura, riconducibile ai compiti e alle responsabilità tipiche di un datore di lavoro”.
Un caso analogo è descritto nella sentenza della Cassazione Penale (Sez. 4, n. 7730 del 16 gennaio 2008 – Musso, Rv. 238756), in cui è precisato che “la posizione di garanzia non è esclusiva del rapporto di lavoro subordinato, ma può sussistere anche in situazioni di lavoro volontario o amichevole, purché l’attività sia svolta in un ambiente che possa definirsi di lavoro”. Un altro punto cruciale della sentenza riguarda la mancata fornitura di dispositivi di protezione individuale (DPI) e l’inadeguata formazione e informazione dei volontari. La normativa di riferimento, il D. Lgs. 81/2008, impone al datore di lavoro “di garantire che tutti i lavoratori, inclusi i volontari, ricevano una formazione adeguata sui rischi connessi alle attività svolte”.
La sentenza del 2 luglio scorso, dunque, evidenzia “l’importanza della corretta informazione, formazione e addestramento dei lavoratori per prevenire incidenti. La mancanza di tali misure preventive ha costituito una delle principali violazioni ai danni del gestore della struttura. L’obbligo di formazione e informazione, infatti, non è limitato ai soli dipendenti regolari ma si estende a chiunque operi all’interno di un’organizzazione, compresi i volontari”. La Corte, quindi, ha ritenuto che l’imputata avrebbe dovuto fornire adeguate istruzioni e dispositivi di sicurezza per la gestione dei cani, soprattutto quelli notoriamente aggressivi.
In conclusione si può ben affermare che la sentenza della Cassazione Penale n. 25756 del 2024 offre un’importante chiarimento “sui doveri di chi gestisce strutture qualificabili come ambiente di lavoro con personale volontario, confermando l’obbligo di adottare tutte le misure necessarie per prevenire infortuni, indipendentemente dalla natura formale del rapporto di lavoro”.